Ambulatorio Story – puntata 4 –

Ambulatorio a puntate

Ambulatorio Story – puntata 4 –

“CHE COSA STA GUARDANDO?”

“Le espressioni  che fanno le persone quando entrano nel mio studio per la prima volta sono davvero incredibili –  mi racconta  ridendo Romano -. Sono stupefatte, si guardano intorno con aria meravigliata, incredula a volte anche  smarrita. Guardano le pareti,  poi guardano me, poi riguardano le pareti e non sanno cosa dire”.

È esattamente così. Le persone che entrano senza aver mai avuto modo di conoscere  o aver  sentito parlare dell ambulatorio dell’ Arte, devono superare un primo momento di stupore assoluto.

” Mi accorgo dai loro sguardi che si stanno chiedendo dove sono finiti – continua Ravazzani sempre ridendo -, ma che non hanno il coraggio di chiedermelo. A questo punto li rassicuro con un:  non si preoccupi , lei si trova in uno studio medico,  io sono un medico da più di venticinque anni, e questo è un luogo dove viene praticata medicina nel modo più tradizionale! Non so perché ma queste parole hanno sempre un effetto di immediato rilassamento! “

Cosi conclude Romano continuando a ridere,   forse ripensando   a chissà quali e quanti volti stupiti ha visto nell’arco di tutti questi anni di vita dell’Ambulatorio.

” Avere la possibilità di far spaziare lo sguardo su pareti decorate con centinaia di oggetti e opere , toglie l’ansia e l’imbarazzo anche dei momenti di silenzio che si creano tra medico e paziente – continua a spiegare – specie quando   devo rileggere la storia clinica della persona che ho seduta di fronte, o analizzare referti di analisi”.

In effetti è proprio cosi. E’ un momento catartico quello  in cui siamo seduti davanti al medico, mentre lui legge dati su di noi sul computer e piomba, inesorabile, il silenzio. Lui legge, ma la nostra mente galoppa, vorremmo interrompere quel silenzio, vorremmo che ci parlasse subito,  saremmo anche disposti a sentirlo leggere ad alta voce termini pressoché incomprensibili pur di non affrontare quel silenzio. I secondi sembrano ore, i pochi attimi giorni interi. Ma nello studio del Dr Ravazzani c è una via di fuga dal fissare la parete immacolata subito sopra il ciuffo di capelli del nostro medico.  Osservare l’arte che ci  circonda   e fare sì che i minuti e i secondi siano di nuovo tali e non mostri che ci assalgono.

” Che cosa sta guardando? C’è un oggetto o un’opera che la stanno  interessando particolarmente? quello?  Fantastico!  Ora le racconto la sua storia. Deve sapere che tanti anni fa l’ ho trovato ….”

Inizia così il dialogo tra medico e paziente qui all’ ambulatorio : con una storia

 Come le storie che ci sentivamo raccontare da bambini. Come le storie che scacciavano le paure. E allora davanti a noi non abbiamo più il Dr Ravazzani medico, ma abbiamo Romano l’amico,   a cui raccontare sogni nel cassetto che magari non tiriamo fuori da anni e che nessuno sa. E non importa se abbiamo conosciuto il dr Ravazzani  da cinque   minuti e se sei minuti prima non sapevamo nemmeno che faccia avesse. Romano è quello che ha appena finito di raccontarci una storia , che ci ha fatto entrare nel suo mondo personale. Romano ora è  quello che sa di noi sogni che magari colleghi di vent’anni nemmeno conoscono.

È la magia dell’ambulatorio dell’Arte.  E si ripete per tutti i pazienti,  per tutti i giorni , più volte al giorno.

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