Non sono Patch Adams

Ambulatorio a puntate

AMBULATORIO STORY

PUNTATA 1

 

NON SONO PATCH ADAMS

 

Eccoci qui come promesso!

Parte la prima puntata della storia dell’ Ambulatorio dell’ Arte.

Le puntate sono il frutto di più interviste svolte nell ‘ Ambulatorio  al medico che ha voluto fortemente la nascita di questo luogo di medicina e di arte.

” Non sono Patch Adams con la pallina rossa sul naso “

Esordisce così il Dr Romano Ravazzani iniziando a descrivere il suo variegato e colorato ambulatorio.

” Non riesco ad essere anticonvenzionale nella persona , ma lo sono nell’ ambiente- continua -.  Non riuscirei mai a vestirmi in modo stravagante e anche nella medicina ho un approccio tradizionale”.

Chi si immagina quindi un Medico alla Patch Adams l’inventore dei medici clown, aspettando di vederlo sbucare  dalle  pareti piene di collezioni,  di colori,  di personaggi pubblicitari,  di giochi , stampe provenienti da ogni parte del mondo rimane deluso.

Il dr Ravazzani è un medico classico, camice bianco, occhiali, atteggiamento solare ma molto molto tradizionale…

Però…. entrare nel suo ambulatorio è  come entrare nel paese dei balocchi. Lo sguardo si perde e si sofferma sulle centinaia di oggetti presenti a partire dalla sala d’attesa per finire al corridoio e al suo studio.

” Non mi sono mai piaciuti gli studi medici lineari, asettici di colori,  neutri,  dove tutto incute soggezione. Non mi mettevano a mio agio. Per cui ho cercato di creare un ambiente che donasse conforto”.

Ravazzani pratica medicina tra gli anni 80 e metà dei 90 nell’ambiente ospedaliero. Colori verdini, sedie perfette, metalliche, stampe ordinatissime alle pareti, e tutto questo gli innesca nella mente una sola idea: il mio ambulatorio non sarà così!

Detto, fatto. Quando parte l ambulatorio Ravazzani realizza una lavagna magnetica  da un radiatore di una macchina, su cui inizia a inserire frasi e citazioni carine che allora arrivavano solo via mail ( precursore di WhatsApp)

” Ho visto che i pazienti in sala d’attesa iniziavano a leggerle,  a trascrivere, a entrare da me commentandole, la sala d’ attesa è un luogo dove il tempo è cristallizzato,  e come tale va trattato. È  partito tutto da lì. “

È  assolutamente vero. Quando aspettiamo siamo in un tempo sospeso, fuori dal mondo, fuori dall ambiente, ci siamo noi e il nostro problema. E appena la mente riesce a carpire un oggetto diverso , un pensiero, una luce ci si appoggia sopra in cerca di un sollievo dalla pesantezza d’animo di quel momento.

Cosi parte l’ambulatorio dell’ Arte. Da un idea: non voglio essere un posto freddo e ostile,  e da un radiatore di una macchina trasformato in lavagna.

Segue….

Alla prossima puntata.

 

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